“Nobile semplicità e quieta grandezza”: con questi termini Joachim Winckelmann, storico dell'arte vissuto nel 1700, definì i caratteri fondamentali dell'arte greca classica, sublime esempio di equilibrio ed espressione.
Sarebbe difficile trovare termini maggiormente appropriati per l'esibizione del Balletto sul ghiaccio di San Pietroburgo: la semplicità e regolarità delle coreografie hanno espresso efficacemente, nonostante lo spazio scenico ridotto, la delicata, onirica atmosfera de “Lo Schiaccianoci”.
Ogni aspetto, dalla giovanile freschezza dei compagni di gioco di Clara all'austero portamento dei genitori della medesima, dalla grottesca danza dei topi alla drammaticità del duello tra lo Schiaccianoci e il suo antagonista, è stato sviluppato con consapevolezza, all'interno di scenografie tanto luminose e raffinate quanto i costumi dei personaggi, e con l'accompagnamento di musiche adeguate, benché non particolarmente incisive.
Se sul piano “estetico” il giudizio è complessivamente molto buono, non lo è altrettanto su quello tecnico, a causa di movimenti troppo veloci, non sempre “completi” o simmetrici: ogni minimo gesto ha un valore fondamentale per garantire la costanza dell'illusione, del sogno in cui lo spettatore viene inevitabilmente coinvolto.
Alunna della classe V, Liceo Classico D'Oria, Genova
Recensione relativa allo spettacolo:
Lo Schiaccianoci
Musica di P. I. Čajkovskij
Balletto sul ghiaccio di San Pietroburgo
Prima 29 novembre, repliche 30 novembre, 1, 3 dicembre
Teatro Carlo Felice di Genova
Coreografia: Konstantin Rassadin